La statua che raffigura il Mothman a Point Pleasant. |
(Continua dalla prima parte)
Incominciarono a essere bersagliati per primi gli Scarberry i quali, vivendo a quell'epoca in una roulotte, lamentarono attacchi del tipo poltergeist. Sebbene Scarberry si trovi attualmente sotto l'esercito e Linda, la moglie, viva presso i genitori a Point Pleasant, gli strani fenomeni non hanno requie. I McDaniel, cioè i genitori di Linda, hanno notato che l'apparecchio telefonico fa cose strane e sospettano vi sia chi interferisce nelle comunicazioni. Negli ultimi mesi, il loro appartamento è apparso risplendere di insolite luci e gli oggetti di casa si sono spostati per proprio conto senza che nessuno vi mettesse mano. L’1 gennaio 1967, la signora McDaniel ha visto l'"uccello" in pieno giorno. La donna si trovava dinnanzi alla porta di casa quando scorse quello che a prima vista sembrava un piccolo aereo che volava seguendo una strada alberata, quasi radendo le chiome delle piante. Ma quando ebbe modo di osservare bene l'oggetto che s'era frattanto avvicinato, s'accorse che si trattava di un uomo alato. Questi passò a bassa altezza sopra il capo della McDaniel e, dopo aver descritto alcuni cerchi attorno al fabbricato di un vicino ristorante, s'involò perdendosi nell'aria. La donna ne riferì direttamente a John Keel il quale commenta che l'intervistata era persona che godeva ottima reputazione in tutta Point Pleasant, dove era impiegata presso un ufficio amministrativo. Secondo Keel, che ha frequentato questa famiglia, i McDaniel non sono certamente persone isteriche o dalla straripante immaginazione.
Tanto Linda come i suoi genitori affermano d'aver ricevuto visite di persone il cui aspetto concorda con quello dei leggendari e discussi "uomini in nero". L'ultima visita risale al 23 dicembre 1967.
Un particolare curioso: diverse persone che furono testimoni delle apparizioni dell'"uccellaccio" ricevettero in seguito la visita di un individuo dalla statura piuttosto bassa, abbigliato con un vestito di color nero. Tutti i testimoni, avvicinati da Keel, descrissero l'uomo come un tipo orientale che poteva essere tanto siamese quanto birmano. Parlava lentamente e con voce nasale. Era opinione diffusa tra i testimoni che essi potessero essere ascoltati dallo strano essere solo quando fissavano direttamente i suoi occhi neri e brillanti. Diceva invariabilmente di chiamarsi Jack Brown, un nome molto comune in tutti gli USA. Keel riuscì a scoprire che le conversazioni avute con i testimoni miravano a conoscere le loro abitudini: con chi avevano parlato, dove stavano andando, cosa avevano o avrebbero fatto. Jack Brown girava con un piccolo furgone bianco che faceva molto rumore, come se avesse il tubo di scappamento rotto.
Nella maggioranza dei casi, i testimoni furono in grado di vedere solo fugacemente l'uomo-uccello. La caratteristica più rimarchevole era per tutti costituita dagli occhi: grandi, rossi e ardenti. Pochissimi ne hanno potuto descrivere il viso. Alcuni dicono che la sua pelle fosse come quella di un mulatto; altri la specificano di colore grigiastro. Tutti sono comunque d'accordo nell'ammettere che l’uccellaccio" vola senza muovere le ali, raggiungendo ugualmente una velocità inspiegabile. Chi l'ha visto camminare afferma che trascina i piedi oppure ricorda il barcollare dell'oca. Coloro che sono stati testimoni del suo volo, dicono che lo spicchi da terra salendo verticalmente come un elicottero.
La mattina del 25 novembre 1967, verso le 7,15, Thomas Uri, un giovane di 25 anni residente a Clarksburg, percorreva in macchina la statale 62 (la stessa lungo la quale si trovava l'abitazione dei McDaniel e che incrociava la zona del vecchio deposito di esplosivi), quando scorse una grande figura grigia levarsi in volo da un campo. "Si alzò come un elicottero, — dichiarò Uri — e quindi deviò per venirsi a collocare sopra la mia auto". Il giovane pigiò a fondo sull'acceleratore aumentando la velocità sino ai 120 orari, ma non riuscì a distanziare l’uccellaccio" che, anzi, si divertiva a volare in cerchio sulla testa del malcapitato. Thomas Uri lo descrisse affermando che misurava quasi 2 metri di lunghezza e che le sue ali avevano un'estensione non inferiore ai 3 metri. Non riuscì a guardarlo in faccia; era troppo spaventato per poterlo fare. Come non bastasse, il giovane era al volante di una decapottabile e temeva che l'orribile figura s'abbattesse sopra di lui.
Un testimonio assicura di aver visto la faccia del mothman però non trova parole per descriverla. "Era orribile... come fosse sortita dal più sconcertante film di fantascienza", così confidò Connie Joe Carpenter quando Keel la intervistò per la prima volta. Connie, una ragazza di 18 anni piuttosto tranquilla e d'animo sensibile, quel mattino stava rientrando a casa al volante della propria macchina. Erano circa le 10,30 del 27 novembre 1966; la ragazza era appena uscita di chiesa dove aveva assistito alla santa messa. Giunta dinnanzi al Club del Golf di Mason, una località alla periferia di New Haven (Virginia occidentale), vide un'alta figura che sostava, in piedi, accanto a uno dei folti cespugli che attorniavano il campo di gioco. La figura aprì immediatamente un paio d'ali, la cui apertura era almeno di 3 metri, si alzò in verticale e volò in direzione dell'auto della ragazza. Aveva dei grandi occhi tondi, di un intenso luccichio rosso, che sembrarono ipnotizzarla. La giovane non poteva tralasciare di ammirarlo.
"t un miracolo che non mi abbia preso un accidente", commentò. L'apparizione passò volando sopra l'auto di Connie che diede tutto gas verso casa dove giunse sotto l'effetto di un attacco d'isterismo. Il mattino dopo si svegliò con gli occhi gonfi e arrossati al punto da non poterli aprire. Quando Keel la intervistò — ed erano passati quindici giorni dall'accaduto — Connie aveva ancora gli occhi come pieni di muco e lacrimosi. Anche chi ha potuto osservare direttamente la luce emessa dagli UFO, ha accusato il malessere di Connie J. Carpenter.
Tuttavia, a conferma di quanto accaduto ad altri coinvolti nella misteriosa apparizione, questo primo incidente doveva essere solo il preludio di una serie di veri incubi per la povera ragazza.
Ai primi del febbraio 1967, Connie si unì in matrimonio a Keith Gordon; la coppia si trasferì sulla riva opposta del fiume, andando ad abitare a Middleport, in un villino bifamiliare. Nessuno degli occupanti disponeva di telefono. La mattina del 22 febbraio, verso le 8,15, Connie uscì di casa per recarsi a scuola. Fatto un tratto di strada, si trovò a fianco una grande automobile nera. Come tutti i giovani moderni che considerano l'automobile un punto d'arrivo del benessere sociale, Connie riferì ch'era stata in grado di riconoscere il tipo di quella macchina: si trattava di una Buick del 1949. A un tratto il guidatore aprì la portiera e chiamò la ragazza. Credendo volesse chiederle un'informazione, Connie si avvicinò senza sospetto. Più tardi confidò a Keel che si trattava di un giovane di gradevole sembiante e dall'apparente età di 25 anni. Indossava una vistosa camicia a fiori, senza giacca; la sua capigliatura era corvina e perfettamente pettinata; la carnagione abbronzata. Parlava senza nessun accento particolare. Quando la ragazza giunse accanto all'auto, il conducente l'afferrò per un braccio ordinandole di salire. Connie lottò per divincolarsi e riuscì a rientrare a casa (l'appartamento attiguo
era vuoto perché entrambi i coniugi si trovavano al lavoro) dove, terrorizzata, si chiuse nella propria camera dando diverse mandate di chiave e aggiungendo un chiavistello. Più tardi le parve di udire dei rumori provenienti dal portico, ma non si provò nemmeno a buttare uno sguardo in quella direzione.
Al marito, ritornato dall'ufficio, raccontò quanto le era accaduto aggiungendo d'essere sicura che la Buick si era diretta verso il vicinato. Il conduttore era perfettamente sconosciuto ad entrambi.
Il giorno seguente, 23 febbraio, Connie rimase tutto il giorno in casa. Verso le tre del pomeriggio le parve di sentire qualcuno che si muoveva dinnanzi alla casa. Non si sbagliava; dopo brevi istanti risuonarono dei colpi battuti alla porta. Connie si avvicinò cautamente all'entrata; spiando attraverso la tendina di una finestra vide che sotto il portico non c'era anima viva. Tuttavia qualcuno aveva introdotto in casa un biglietto, facendolo passare sotto la fessura della porta. Era scritto a matita, in lettere maiuscole; era un semplice foglio tolto da un comune notes e diceva: "Stai in guardia, ragazza. Posso ancora pescarti".
Quella stessa sera, Connie e Keith si recarono negli uffici della polizia e fecero rapporto all'ufficiale Raymond Manly. Connie sottolineò un particolare abbastanza curioso: nonostante la vecchia data di. fabbricazione, l'automobile sembrava nuova; interno e carrozzeria non solo erano ben conservati, ma addirittura sfavillanti.
Middleport è un modesto villaggio che conta 3.500 abitanti; ha un piccolo distaccamento di polizia e le forze dell'ordine non si distinguono certamente per dinamismo. Nel marzo 1967, Keel visitò la sede della polizia locale e sollecitò il comandante a mostrargli incartamento dell'affare Connie J. Carpenter. L'ufficiale trasse dall'archivio uno stampato che recava le generalità di Connie, la deposizione della ragazza
e una sola riga scritta a mano: "Buick scura, automobilista giovane". Il poliziotto fece rimarcare a Keel che la macchina non apparteneva al parco automobilistico di Middleport e senza dubbio si era trattato del solito corteggiatore che voleva abusare di una ragazza. Opinione che condivido anch'io. Talvolta Keel si lascia prender la mano dalle fantasticherie. Il comandante Manly assicurò che da tempo teneva la casa di Connie sotto costante controllo. Keel lo contestò vedendosi obbligato a informarlo che dopo l'incidente i Gordon si erano trasferiti sull'altra sponda del fiume e quindi non vivevano più a Middleport. Durante l'incontro Manly ebbe il sospetto che Keel fosse un "agente del governo" e glielo disse senza mezzi termini.
Il 22 dicembre 1967, un "uomo in nero" fece visita a Connie e Keith — che allora abitavano presso la madre di lei, a New Haven — e rimase a parlare con loro per circa due ore. La madre di Connie ebbe modo di assistere all'incontro, ma, sebbene la circostanza abbia dell'inspiegabile, soltanto dopo diverso tempo seppe ricordarsi dell'arrivo e della partenza del visitatore. In quanto alla conversazione intercorsa tra l'ospite e i suoi figlioli, la donna non rammentava assolutamente nulla. Durante tutto quell'anno la casa fu teatro di ripetute manifestazioni di tipo poltergeist... incomprensibili rumori, vecchi oggetti che si innalzavano sino al soffitto e ricadevano al suolo, mobili che si spostavano... e per molte volte di seguito. La vecchia signora ricevette anche strane chiamate telefoniche. Il telefono squillava e nessuno parlava; durante la comunicazione si produceva un forte crepitio di corrente e un curioso rumore meccanico. Come la quasi totalità degli abitanti di New Haven, la signora Carpenter ha visto gli UFO in più di una occasione.
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Bibliografia: Antonio Ribera, Chi ci osserva dagli UFO? De Vecchi Editore, Milano, 1976.
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Continua…
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